17Jan2017

“A me non può succedere. Il viaggio di un assicuratore nel tunnel della malattia”

Un’esperienza troppo importante per non raccontarla, Massimo Congiu spiega cosa lo ha spinto a scrivere il libro uscito in dicembre

Di Alessandra Schofield
Il 22 dicembre è uscito il primo libro di Massimo Congiu "A me non può succedere. Il viaggio di un assicuratore nel tunnel della malattia". Si tratta di un lavoro autobiografico, nel quale l’autore – che abbiamo intervistato per voi – racconta la propria lotta contro il cancro.
Perché hai scelto di aprire uno spaccato su un aspetto così intimo della tua vita personale?
Questa esperienza così forte, dal momento che ti capita, risulterebbe vana averla vissuta senza raccontarla ad altri perché possa far riflettere sull'importanza della vita e dei suoi valori fondamentali. Del tumore si parla ancora poco in maniera aperta, perché ancora vige il tabù o la superstizione di pronunciarne addirittura il nome... quando se ne parla, ancora si descrive come "malattia inguaribile"; eppure in Italia colpisce 3.000 persone al giorno e più della metà ha una sopravvivenza oltre i cinque anni dalla diagnosi.
Mi ha colpito molto, nel titolo del libro, il riferimento al tuo lavoro. Parlaci della connessione tra l'attività professionale ed un'esperienza travolgente come una malattia importante... 
Quando siamo fortunatamente in salute viviamo spesso in ansia, o perché troppo legati al passato o perché proiettati verso il futuro che deve ancora "succedere"; perdiamo comunque l'occasione irripetibile di vivere il presente. Una corretta pianificazione e prevenzione degli effetti che eventi futuri potrebbero avere su di noi, sui nostri affetti, sul nostro patrimonio ci consentirebbe di vivere più serenamente il presente: questo è quanto fanno le assicurazioni e gli intermediari. Noi Agenti svolgiamo un ruolo sociale ed economico non indifferente, e molto spesso lo sottovalutiamo o lasciamo che lo sottovalutino.
Ti sembra che la malattia abbia modificato il tuo modo di porti in relazione con gli altri, e quello degli altri verso di te?
Certamente ha modificato il mio modo di pormi verso gli altri... Sorrido sempre e per primo... Do il giusto peso ai problemi e la diversa priorità nell’affrontarli... Ho dato più spazio e più tempo alla mia vita privata... Parlo in maniera disinvolta della mia malattia con le persone e vedo che questo predispone molto bene gli altri, evitando così situazioni di imbarazzo o di comprensibile pudore a domandare.
Cosa ti senti di dire a chi sta affrontando una battaglia simile alla tua ed a chi sta accanto ad una persona ammalata?
Di non mollare mai! Affrontarla a viso aperto con un approccio attivo e positivo perché la mente gioca un ruolo importante anche per l'efficacia delle cure mediche; questa malattia così subdola non può essere combattuta da soli ed è fondamentale il ruolo dei famigliari e degli amici che non devono essere semplicemente "vicini" ma essere "accanto" sempre e comunque, con la competenza che si acquisisce informandosi costantemente sulla malattia per evitare frasi ovvie, di circostanza  o la semplice compassione, che non aiuta affatto. 
Al di là del desiderio di trasmettere un messaggio ai lettori, il tuo libro assolve ad una funzione di supporto concreto all'Associazione Onlus StareAccanto – Amici dell’Oncologia Medica del Policlinico Agostino Gemelli; ti va di parlarcene?
Questa associazione, che ho conosciuto frequentando ormai da trenta mesi oncologia medica del Policlinico Gemelli di Roma, svolge un ruolo di forte supporto sia ai malati che ai loro famigliari. Il volontariato non va solamente incoraggiato, ma va sostenuto con atti concreti ed io, nel mio piccolo, con questo libro, cerco di sostenerlo e di farlo sostenere. Questo appello al supporto, constato con piacere, è stato raccolto da tantissime persone che acquistano il volume. 


Decidi tu come concludere questa chiacchierata…
Aggiungo due cose. La prima è che ho aperto un blog su FB ed in poco tempo ha raggiunto oltre 100.000 persone, malati oncologici e loro famigliari, che hanno bisogno di parlare, di confrontarsi, di sfogarsi o di sentirsi utili per gli altri. 
La seconda cosa è una testimonianza.
Visto che siamo accolti in un house organ dei consumatori, credo sia giusto testimoniare che in Italia esiste una sanità nell'ambito oncologico che funziona bene. Esistono eccellenze di respiro europeo e all'avanguardia; purtroppo se ne registra una carenza in alcune aree del Paese che potrebbe essere colmata con supporti logistici a favore dei malati oncologici. Alcune prestazioni diagnostiche come la Pet o la Tac, in alcune regioni, come spesso capita nel Lazio, non vengono prestate nella stessa regione di residenza del malato oncologico e con la tempestività necessaria. Molto c'è da fare sulla prevenzione in termini di qualità dell'alimentazione, nelle scuole come negli ospedali stessi. Molto altro ancora c'è da fare per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori ai fini previdenziali, del mantenimento del posto di lavoro se lavoratore dipendente, o delle salvaguardie se lavoratore autonomo. Nel libro ho fatto alcuni esempi concreti nei quali mi sono imbattuto e, tra questi, proprio con l'Inps.