22Jun2017

Ecoforum, Intervista a Stefano Ciafani

L’inutilità degli inceneritori

Stefano Ciafani, Legambiente “Necessaria la propensione dei cittadini alla corretta raccolta dei rifiuti, ma servono gli impianti di riciclo”

 

A margine del IV Eco Forum Legambiente Konsumer ha intervistato il direttore generale Stefano Ciafani.

Dal suo privilegiato punto di osservazione, nota una modifica in senso positivo della sensibilità dei cittadini sul tema dell’economia circolare e, più in generale, verso l’ambiente?

Sicuramente la propensione dei cittadini a contribuire all’economia circolare è molto spiccata ed è frutto del lavoro addirittura trentennale da parte di associazioni come la nostra. Legambiente ha iniziato la sua opera di sensibilizzazione sin dagli anni ’80. Il fatto di vedere città sempre sporche o in emergenza rifiuti – e ne abbiamo esempi datati o attualissimi – contribuiscono a rendere ancora più spiccata questa propensione. Questa è una condizione necessaria, ma non sufficiente perché le cose vadano meglio: i cittadini devono essere pronti, ma devono anche poter contare su un servizio adeguato e questo purtroppo avviene solo in una parte dei comuni italiani ed in maniera molto disomogenea sul territorio nazionale. Le cose funzionano là dove si è deciso di praticare la raccolta domiciliare e differenziata dei rifiuti, che rappresenta il sistema più efficace, efficiente ed economico, utile anche a controllare e responsabilizzare gli utenti. In tali contesti si raggiungono i migliori livelli di quantità e qualità della raccolta. Una raccolta differenziata seria è il viatico per attivare un riciclo serio dei rifiuti.

Dove sono localizzati i comuni virtuosi?

A differenza di qualche tempo fa, la buona gestione della raccolta non è più patrimonio solo del Nord Italia. Esperienze molto positive si annoverano nel Centro Sud: la Campania è oggi una delle regioni più avanzate in questo senso, escludendo ancora purtroppo Napoli; Andria, in Puglia, e Calabria e Cosenza in Calabria hanno una percentuale di raccolta differenziata attorno al 65% (percentuale che alcuni capoluoghi di provincia del Nord ancora non riescono a raggiungere). La strada da percorrere, insomma, ormai è chiara.

Qual è il passaggio successivo necessario?

Servono gli impianti a valle per avviare al riciclo quello che viene raccolto in maniera differenziata: su questo si registrano ancora gravi carenze, per cui avviene che i rifiuti vengano avviati dalla zona di raccolta ai punti di trattamento in una sorta di girandola che sarebbe assolutamente da evitare.

A livello di legiferazione nazionale, invece, quali interventi sarebbero eventualmente auspicabili?

Prima di tutto bisognerebbe cancellare l’art. 35 del decreto Sblocca Italia che prevedeva la realizzazione di nuovi impianti di incenerimento di cui non c’è assolutamente bisogno: per alimentare gli ultimi due impianti di incenerimento costruiti è necessario reperire rifiuti da fuori zona, in quanto quelli prodotti nelle aree di costruzione non sono sufficienti. Bisogna soprattutto mettere in campo un sistema di premialità economica per i primi anelli del ciclo dei rifiuti e penalizzare gli ultimi. Il nuovo pacchetto di norme Ue sull’economia circolare fissa degli obiettivi per il 2030 ed impone di promuovere la riprogettazione, il riutilizzo ed il riciclo per ridurre i rifiuti conferiti negli impianti di termovalorizzazione; ciò è in contrasto col fatto che tutt’ora gli inceneritori siano foraggiati dagli incentivi per la produzione dell’energia e lo smaltimento in discarica non è ancora tartassato come dovrebbe.

Ritiene praticabile una strada in cui si possano premiare i cittadini che praticano la differenziazione dei rifiuti in maniera corretta?

Andrebbe assolutamente fatto. Si dovrebbe passare dal concetto di tassa a quello di tariffa: le famiglie dovrebbero pagare in base all’effettiva produzione, correttamente misurata, di rifiuti e non in base alla metratura della loro abitazione. È una riforma in lavorazione fin dal 1997, ma sta procedendo molto lentamente e per certi versi in realtà non è nemmeno ancora stata davvero avviata. Ma circa un migliaio di comuni, tra cui Parma e Treviso, ha già introdotto la tariffazione puntuale. Un nuovo decreto in questo senso è stato varato finalmente qualche settimana fa dal Ministero dell’Ambiente.

Che cosa possono fare le associazioni consumeriste per sostenere questo processo virtuoso che anche l’Europa ci chiede?

Moltissimo. I consumi, in parecchi ambiti, sono strettamente legati ai temi ambientali ed è importante che ci sia sempre più sinergia tra le associazioni di questi due contesti, mettendo a fattor comune le rispettive risorse.

Alessandra Schofield